La Visione Olistica

Olismo – L’ordine implicato e l’ordine esplicato

L’idea che la parte contenga l’insieme è antica e comune a molte culture, occidentali ed orientali, ma oggi sta ricevendo una forte legittimazione scientifica.

Già collaboratore di Einstein ed amico di Krishnamurti, Bohm, professore di fisica teoretica al Birkbeck College dell’Università di Londra, è uno dei più eminenti fisici teoretici del XX Secolo.

L’ordine implicato e l’ordine esplicato proposti dal fisico David Bohm, sono un elemento essenziale per una comprensione olistica delle differenti dimensioni dell’esistenza, per riunire la materia alla coscienza.

Bohm sostiene che la realtà della coscienza è “implicata”, ossia “ripiegata all’interno”, rispetto alla realtà materiale che lui chiama “esplicata”, ossia “dispiegata all’esterno”.

L’Ologramma

Bohm sostiene che le informazioni dell’intero universo sono contenute in ciascuna delle sue parti, come avviene con l’ologramma, letteralmente «messaggio globale».

L’ologramma è un’immagine costruita in modo che, illuminata da un raggio laser, sembra sospesa nello spazio tridimensionale.

La caratteristica più incredibile di un ologramma è che ciascuna sua parte, se illuminata da una luce coerente, fornisce un’immagine dell’intero ologramma, anche se meno dettagliata.

Le informazioni circa l’intero sono contenute nella parte.

Questo principio si estende all’universo in generale.

Gli ologrammi sono creati mediante una sorta di fotografia senza lenti.

È necessaria una luce coerente con onde della stessa frequenza, viaggianti in fase e nella stessa direzione.

La luce, generata da un laser, viene fatta passare attraverso uno specchio semi-argentato, che permette ad una parte della luce di passare direttamente ad una lastra fotografica.

Questo è il raggio di riferimento.

Lo specchio riflette la porzione rimanente della luce verso l’oggetto che deve essere olografato.

L’oggetto riflette la luce verso la lastra che registra, ma le sue irregolarità di superficie, forma e colore disturbano la coerenza della luce.

Così, quando il raggio oggetto raggiunge la lastra, il suo schema di vibrazione non collima più con il raggio di riferimento.

Le onde frontali dei due raggi interagiscono od interferiscono fra loro, e lo schema composito d’interferenza è ciò che la lastra fotografica registra come ologramma.

Emerge ora la caratteristica veramente unica degli ologrammi.

Diversamente da un negativo fotografico, nessuna immagine è visibile sulla lastra sviluppata.

Ma, quando un raggio di luce coerente viene fatto passare attraverso la lastra, un osservatore sul lato opposto della stessa vede una sbalorditiva «immagine» tridimensionale dell’oggetto originario, sospesa nello spazio.

In altre parole il fluire della luce genera la materia.

E se ciascun pezzo dell’ologramma viene illuminato con luce coerente avviene lo stesso fenomeno.

Più piccolo è il pezzo, più l’immagine diventa dettagliata; ma l’intera rappresentazione dell’oggetto originario è contenuta in ciascuna porzione dell’ologramma.

L’aspetto del mondo che comunemente percepiamo è formato da parti isolate, che ci appaiono sconnesse e prive di relazione tra loro.

Per Bohm questo è un’illusione ed una distorsione dell’unicità e dell’unità che stanno alla base di tutto e che sono una qualità intrinseca del mondo.

Questa unità, afferma Bohm, abbraccia l’universo espressione di un ordine implicito: cioè, come dice Bohm, un ordine «implicito» di onde elettromagnetiche, onde sonore, raggi elettronici e numerose altre forme di movimento che Bohm definisce «olomovimento».

Gli scienziati studiano alcune singole sfaccettature dell’olomovimento: particelle, onde, forze, ecc., ma tutte le forme dell’olomovimento si fondono e sono inseparabili.

Così, nella sua totalità, l’olomovimento non è assolutamente limitato in nessun modo specifico.

Non è necessario che si conformi a nessuna particolare misura.

Quindi, l’olomovimento è indefinibile e non misurabile.

L’ordine implicato

Per illustrare come l’ordine possa risultare nascosto o ravvolto in sé, non percepibile dall’occhio, Bohm usa un semplice esempio.

Possiamo immaginare due cilindri trasparenti concentrici, separati da uno spazio riempito di glicerina.

Questo apparecchio può essere fatto ruotare con grande lentezza, in modo da evitare che la glicerina trabocchi.

Ipotizziamo di mettere nella glicerina una goccia di inchiostro e facciamo ruotare il tutto molto lentamente.

Gradualmente la goccia si tenderà in un filo sempre più sottile, fino a diventare invisibile.

Poi, se si comincia a far ruotare l’apparecchio nella direzione opposta, la goccia d’inchiostro nero si ricostruirà gradualmente, rendendosi di nuovo visibile.

La goccia d’inchiostro prima era diventata ravvolta, invisibile a occhio nudo.

Non faceva parte della realtà svolta che potevamo vedere.

Eppure era sempre presente in senso implicito e, invertendo la direzione della rotazione del cilindro, si è resa la goccia di inchiostro esplicita, sensorialmente visibile.

Spingendosi oltre, Bohm ipotizza che gli olomovimenti possono essere presenti ovunque in natura.

L’olouniverso: l’universo rappresentato da un ologramma

I raggi elettronici sono in grado di creare ologrammi, e lo stesso possono fare le onde sonore, o qualsiasi forma di movimento, compresi movimenti noti e ignoti.

L’universo è permeato di forme d’onda e può darsi, suggerisce Bohm, che noi viviamo in un universo olografico: un olouniverso.

La caratteristica essenziale dell’olouniverso di Bohm è l’unità che esiste oltre il mondo visibile nell’ordine implicito.

È un mondo che non possiamo mai realmente conoscere a fondo: noi possiamo apprenderlo, sostiene Bohm, ma non possiamo mai comprenderlo.

L’ordine esplicito, il mondo visibile delle cose e degli eventi, è quello in cui noi siamo più coscienti ed è un mondo di manifestazioni.

È nella natura delle nostre menti vedere questo mondo esterno come reale, e considerare come valida la separazione che vi percepiamo.

Il senso di separazione è illusorio

La separazione nello spazio che avvertiamo fra noi stessi e gli altri rafforza il nostro senso di essere menti separate in corpi isolati.

Il senso di separazione è fortemente presente anche nel nostro modo di dividere il tempo in compartimenti, presente, passato, futuro, confinando il nostro sé individuale soltanto al presente.

Ma queste separazioni non sono fondamentali. Invece, il nostro mondo è «una struttura singola di connessioni invisibili» in cui tutte le parti, perfino le menti, sono unite.

Nel profondo la coscienza dell’umanità è una.

Questo è virtualmente una certezza, perché anche nel vuoto la materia è una; se non ce ne rendiamo conto è perché chiudiamo gli occhi di fronte a questa verità.

Sta a noi riconoscerlo e lavorare per questa unità.

La struttura che connette: il superamento della separazione

La struttura che connette di Gregory Bateson, concetto cibernetico di unità ed interazione tra le varie realtà oggettive dell’esistenza, che pur apparendo separate e indipendenti, rivelano una profonda interrelazione informatica, una sorta di rete mentale della natura nella sua globalità vivente.

Non c’è più separazione.

Questa teoria rientra nel più generale paradigma olografico.

Il dualismo interazionista: la relazione tra coscienza e materia

John Eccles, Nobel per la neurofisiologia, e la teoria dei tre mondi elaborata insieme al filosofo della scienza Carl Popper, sostiene che la dimensione della coscienza e della materia-energia sono in costante interrelazione tra loro.

Eccles supera il materialismo e restituisce all’Io spirituale il controllo del cervello.

La sua tesi, molto documentata, offre un quadro in cui la dimensione della coscienza è di estrema importanza e non è in alcun modo dipendente dalla dimensione materiale.

La sua analisi entra in profondità nei meccanismi cerebrali, offrendo risposte su come la neurostruttura cerebrale interagisce con la coscienza individuale.

La concezione di Eccles, come quella di Bohm, benché non sovrapponibili, risultano simili nel riconoscimento della realtà della coscienza e della sua interdipendenza con la vita.

I frattali

È merito di Mandelbrot l’averci rivelato l’esistenza di una geometria frattale insita nella natura e nella matematica. I

l frattale è una figura complessa di grande bellezza estetica, generata dai computer grafici attraverso lo svolgimento di un’equazione matematica “iterativa”, ossia che ritorna su se stessa, includendo il risultato ottenuto nella successiva equazione.

I frattali evidenziano come all’interno del modello stesso si manifestino, su scala progressivamente più piccola o più vasta, una serie di modelli simili al modello di base in modi sempre differenti ma analoghi.

La logica frattale, quindi, sostiene in chiave matematica il pensiero olistico micro-macrocosmico del generarsi e del ripetersi delle medesime strutture (pattern) in insiemi infinitamente più vasti o piccoli: come in un ologramma, ogni parte contiene tutto l’intero.

Il grande manuale del Reiki

ORIGINI, FILOSOFIA, TECNICA, APPLICAZIONI

U. Carmignani, A. Magnoni, S. Oggioni

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