Tratto dal libro “Il Grande Manuale del Reiki“:
Voi parlate quando non siete in pace con i vostri pensieri; e quando non riuscite ad abitare nella solitudine del cuore, vivete nelle labbra, dove il suono è distrazione e passatempo. E in molti vostri discorsi il pensiero è quasi ucciso. Perché il pensiero è un uccello dell’aria, che in una gabbia di parole può forse spiegare le ali ma non può certo volare. E c’è chi ha in sé la verità, ma non la esprime con parole. Nel suo petto lo spirito dimora in armonioso silenzio.
Gibran Kahlil Gibran, Il Profeta
Dopo il II Livello
Dopo il II Livello di Reiki siamo avviati verso il raggiungimento della cima della montagna. C’è molto lavoro da fare, dentro e fuori, per arrivare alla vetta, ma in un certo senso è come se fossimo già oltre la metà del cammino. Non bisogna avere fretta, ogni cosa accade a suo tempo. Occorre adeguata preparazione, perseveranza, costanza e fiducia.
L’energia del II Livello ci accompagnerà per lunghi anni e ci aiuterà a rischiarare le ombre del nostro sé inferiore, l’ego, il piccolo Io, quella parte di noi che teme per la sopravvivenza, che vuole sicurezze a cui aggrapparsi e che ha paura di non essere amato. Ci aiuterà a soddisfare le nostre esigenze, a vivere con sincerità e onestà le relazioni, a trarre soddisfazione dal nostro lavoro e ad accrescere la nostra fede in Dio e nell’Universo.
Se vogliamo davvero arrivare al III Livello e diventare magari un giorno anche Maestri di Reiki, è necessario intraprendere un più profondo viaggio alla scoperta di noi stessi, nei meandri di quella parte della Psiche a noi sconosciuta, chiamata inconscio.
Approccio psicologico
La psichiatria si affermò come una branca della medicina, legata al modello biomedico, ma già nell’800, il limitato successo di tale approccio alla malattia mentale ispirò nuovi metodi: l’approccio psicologico.
Per comprendere l’uomo e il suo comportamento, non basta studiarne le emozioni, gli istinti, la memoria, la percezione, i sentimenti: occorre considerare l’intera gamma dei suoi comportamenti esteriori e interiori, e solo nella sintesi complessiva potremo contemplare la psiche nella sua interezza, il suo essere reale. Nelle impostazioni delle scuole junghiana, frankliana e steineriana, tuttavia, la dimensione spirituale dell’essere umano fu adeguatamente messa in risalto e considerata come il vero luogo interiore, imprescindibile anche per lo stesso intervento psicoterapeutico. Queste tre impostazioni rispettarono la natura complessa dell’essere umano, la profondità della sua esperienza interiore, la varietà delle sue esigenze e dei suoi bisogni, riconoscendo una gerarchia nella quale la base è formata dalle pulsioni legate alle funzioni corporee, mentre il vertice sono le aspirazioni dello spirito umano.
La psicologia può costituire una solida base per la fondazione di una scienza dello spirito, capace di donare basi scientifiche alle verità affermate dalle concezioni filosofiche che da sempre, come abbiamo visto, avevano individuato nella psiche umana un elemento di contatto e di passaggio tra il mondo divino e quello terreno.
Freud e la scoperta dello sconosciuto
La psicoanalisi nasce grazie a Sigmund Freud, psichiatra ebreo austriaco, che pubblica nel 1900 il famoso saggio su L’interpretazione dei sogni. La sua attenzione si rivolge ad alcuni fenomeni involontari del comportamento quotidiano: sogni, lapsus, dimenticanze e motti di spirito, per rinvenire dietro a essi un soggetto nascosto: l’inconscio, das Bevusst, il non conosciuto. Freud ipotizza un modello psichico, in cui si cercano le cause non consapevoli del comportamento umano.
Se la psicologia si occupa di ciò che risulta chiaro e visibile, la psicoanalisi cerca proprio gli indizi delle forze oscure e invisibili che si agitano dentro di noi, la nostra parte nascosta. Freud rivela, attraverso il processo della rimozione del trauma, il concetto di inconscio che è tutto ciò che la mente rifiuta e non vuole conoscere, ma che si manifesta attraverso i sogni, gli errori involontari, i disturbi mentali.
Freud, come prima suddivisione, formula la prima topica, ossia la dislocazione e l’individuazione dei luoghi psichici: la psiche è suddivisa in conscio, inconscio e preconscio, possiamo immaginarne la struttura come un iceberg, dove i 9 decimi che stanno sott’acqua rappresentano appunto l’inconscio.
L’inconscio
L’inconscio è la parte sommersa e nascosta della psiche, possiede scopi autonomi nascosti alla coscienza superficiale e utilizza grandi quantità di energia per realizzarli. È un nucleo magmatico colmo di ricordi di esperienze vissute ma cancellate perché spiacevoli o inaccettabili.
Il preconscio
Il preconscio è costituito da ricordi e contenuti non completamente consci ma che possono essere evocati e richiamati alla coscienza, aspirazioni, desideri e sentimenti legati a determinate fasi e circostanze della vita.
Il conscio
È la parte superficiale ed emergente della psiche, la coscienza, l’ordinaria e normale percezione dei pensieri, delle idee, dei ricordi, e la capacità di realizzare, programmare e prevedere in base a essi comportamenti adeguati.
La nevrosi
Benché molte esperienze e ricordi, soprattutto legati ai primissimi anni di vita, vengano rimossi e allontanati dalla coscienza, essi tuttavia tentano continuamente di emergere e manifestarsi. Se la mente cosciente impedisce la loro espressione, assumono forme negative e compulsive, diventano ossessioni, atti illogici. Se non riesco a riconoscere i miei bisogni, se non mi permetto di agire seguendo impulsi, sentimenti ed emozioni, se neppure riesco a immaginare quello che potrebbe rendermi felice e nutro una profonda disperazione nel senso stesso della mia esistenza, allora sarò facile preda della nevrosi.
La nevrosi è sostanzialmente l’incapacità di risolvere adeguatamente i conflitti che incontriamo nella nostra vita a causa di interferenze causate dall’inconscio.
La sublimazione
I contenuti rimossi e i conflitti possono però essere trasformati in comportamenti creativi e positivi: la sublimazione è la risoluzione creativa di un conflitto. È diversa dalla nevrosi in quanto porta a un comportamento positivo, conforme alle norme della vita reale, e non negativo o distruttivo.
Se la nevrosi è quindi da ritenere una patologia a tutti gli effetti, la sublimazione rappresenta una rielaborazione realistica e positiva del conflitto e dello stesso processo nevrotico. Il processo di sublimazione è alla base dell’ispirazione artistica e di ogni comportamento utile alla vita. La sublimazione agisce seguendo il principio di realtà, è la realizzazione del desiderio frustrato o l’appagamento del bisogno proibito in atteggiamenti conformi alle norme e ai divieti sociali.
I vari passaggi precedentemente descritti nel capitolo sull’Albero della Vita, si rivelano ora strumenti fondamentali del processo di sublimazione.
Principio di piacere e principio di realtà
Tutte le scelte della psiche sono dettate dal principio del piacere: l’uomo desidera la sua felicità, l’appagamento immediato e incondizionato dei suoi desideri, ma tale desiderio si scontra quasi sempre con la realtà, ovvero con le costrizioni morali e le tradizioni sociali che sono ostili al pieno soddisfacimento del piacere. Spesso desideriamo così intensamente è al di là di ogni morale che è inevitabile non ottenere quasi mai ciò che vogliamo. Il principio del piacere si scontra con la realtà e ne deriva l’inevitabile frustrazione dei desideri.
Ecco allora che al principio del piacere può subentrare quello di realtà: esso cerca la soddisfazione del desiderio in relazione a ciò che la realtà può offrire.
Mentre il principio di piacere cerca la soddisfazione immediata del bisogno in modo completamente irrazionale, il principio di realtà persegue l’appagamento del desiderio ponendosi obiettivi estesi nel tempo e sublimando l’impossibile appagamento immediato in rappresentazioni sostitutive. In altre parole, di fronte all’impossibilità di un appagamento completo, il principio di realtà agisce in modo da adattare il soddisfacimento del desiderio alle situazioni avverse. Possiamo quindi aggiungere ulteriori specificazioni ai nostri livelli di coscienza.
Eros e Thanatos
A un certo punto del suo lavoro, Freud si accorse che la psiche non era solo governata da una pulsione al piacere, che chiamò Eros, ma anche da una pulsione distruttiva, un istinto incontrollato di morte che chiamò Thanatos. La pulsione di morte sarebbe quindi indirizzata alla scarica totale di tutti gli impulsi vitali, un autopunizione derivante dall’impossibilità del piacere. Essa può venire tenuta dentro di sé e provocare quindi comportamenti autodistruttivi, oppure essere convogliata verso l’esterno. Possiamo facilmente attribuire le caratteristiche di questo conflitto passionale all’energia di Kundalini contenuta nel Primo Chakra, nel livello del bisogno e nel piano materiale.
Es, Io e SuperIo
Freud individua poi tre luoghi (Topoi) psichici: l’Es, l’Io e il SuperIo.
L’Es (in tedesco è il pronome neutro di terza persona singolare «esso») è il fondamento della persona psichica; l’espressione psichica dei bisogni pulsionali che provengono dal corpo. L’Es è il serbatoio dell’energia vitale, l’insieme caotico e turbolento delle pulsioni, la volontà di ottenere il piacere a ogni costo. L’Es è quindi governato dal principio di piacere. L’Es è inconscio, è impersonale, è privo di logicità, di pensiero astratto, di moralità, è lo spazio in cui le potenzialità espressive si formano. Con esso Freud designa la parte oscura, una sorgente organica di energie pulsionali non organizzate che fluiscono in una dimensione atemporale, operando al di fuori delle consuete categorie logiche e da qualsiasi nozione di valore o di bene, di male o di moralità.
È tutto ciò che è ereditato, presente sia dalla nascita, stabilito per costituzione, innanzitutto le pulsioni che traggono origine dall’organizzazione corporea e che trovano qui, in forme che non conosciamo, un’espressione psichica.
Freud, Il Compendio
È il Livello Fisico, il Piano Materiale, le Radici dell’Albero della Vita.
L’Io
L’Io è governato dal principio di realtà, la coscienza mediatrice che si trova tra l’incudine dell’Es e il martello del SuperIo. L’Io è l’istanza preposta alla coscienza, è la parte più superficiale dell’apparato psichico, si costituisce come mediazione tra i bisogni pulsionali propri dell’Es e il mondo esterno. L’Io è paragonato al cavaliere che deve domare la prepotente forza del cavallo, con la differenza che il cavaliere cerca di farlo con i propri mezzi, mentre l’Io lo fa con i mezzi presi a prestito dall’Es. L’Io è quella parte dell’Es che è stata modificata dall’influsso e dalla vicinanza del mondo esterno. Oltre a mediare i conflitti tra Es e mondo esterno, l’Io deve tener conto delle pressanti richieste del SuperIo. Di fronte alle esigenze pulsionali l’Io mantiene un atteggiamento critico e decide quali debbano essere realizzate subito, rinviate o rimosse perché pericolose. Il suo compito è quello di mediare le istanze vitali dell’Es, tese al soddisfacimento irrazionale e assoluto, e le istanze del SuperIo, indirizzate verso la censura e la castrazione delle prime. All’Io appartengono la percezione e la coscienza; ma è chiaro che la radice di tutti i processi che avvengono nell’ambito dell’Io deve essere cercata nell’Es.
Per questo suo radicamento nell’Es, l’Io stesso resta in larga misura inconscio.
Spinto così dall’Es, stretto dal Super Io, respinto dalla realtà, l’Io lotta per venire a capo del suo compito economico di stabilire l’armonia tra le forze e gli impulsi che agiscono in lui e su di lui; e noi comprendiamo perché tanto spesso non ci è possibile reprimere l’esclamazione: la vita non è facile!
Freud, Introduzione alla psicoanalisi
È il Livello Emozionale, il Piano del Divenire, il Tronco dell’Albero della Vita.
SuperIo
Il SuperIo è l’insieme dei divieti sociali sentiti dalla psiche come costrizione e impedimento alla soddisfazione del piacere, un sistema di censure che regola il passaggio dalle pulsioni dell’Es all’Io. Rappresenta quella che può essere definita la coscienza morale, una sorta di censore morale che giudica gli atti e i desideri istintivi dell’uomo, è l’insieme dei divieti sociali sentiti dalla psiche come costrizione e impedimento alla soddisfazione del piacere. Il SuperIo nasce nel bambino, inizialmente libero da qualsiasi principio morale, per effetto del potere condizionante dei genitori.
A un certo punto della sua evoluzione il bambino interiorizza, sotto forma appunto di SuperIo, l’autorità familiare. L’autorità paterna e parentale fatta propria rappresenta il nucleo del SuperIo, il sistema di valori e divieti introiettato. Il SuperIo è l’erede del conflitto edipico e si forma dal SuperIo genitoriale rappresentando la continuità e la persistenza del sistema di norme e di valori delle generazioni. Il SuperIo opera la rimozione respingendo nell’inconscio ciò che la coscienza morale non può tollerare. È il Livello del Pensiero, il Piano della Mente, la Chioma dell’Albero della Vita.
In ogni caso, nell’elaborazione più matura del pensiero freudiano l’inconscio non è solo il prodotto della rimozione, ma appare come lo stato originario dell’attività psichica legata ai bisogni di matrice somatica.
Spesso le tendenze sessuali infantili sono censurate dal SuperIo e allontanate dall’area della coscienza attraverso i processi della rimozione. Operano così nell’inconscio ed entrano in conflitto con le istanze sociali e morali della vita adulta, determinando il sorgere del sintomo nevrotico.
Il bambino piccolo è notoriamente amorale, non possiede inibizioni interiori contro i propri impulsi che desiderano il piacere. La funzione che più tardi assume il SuperIo viene svolta dall’autorità dei genitori. I genitori governano il bambino mediante la concessione di prove d’amore e la minaccia di castighi, che gli dimostrano la perdita d’amore e di per sé stessi sono quindi temuti. Questa angoscia reale è la precorritrice della futura angoscia morale; finché essa domina, non c’è bisogno di parlare di SuperIo e di coscienza morale. Solo in seguito si sviluppa la situazione secondaria – che noi siamo troppo facilmente disposti a ritenere quella normale – in cui l’impedimento esterno viene interiorizzato e al posto dell’istanza parentale subentra il SuperIo, il quale ora osserva, guida e minaccia l’Io, esattamente come facevano prima i genitori col bambino.
Freud, Introduzione alla psicoanalisi
Totem e tabù
Che cos’è la religione per Freud? La religione non è altro che una delle molte sublimazioni messe in atto dalla psiche, un andare incontro alla realtà vissuta come castrazione delle pulsioni dell’Es. Dio inoltre non è altro che la proiezione del rapporto ambivalente che ognuno di noi ha con il proprio padre. Che cosa dire poi della civiltà e del modo in cui viene vissuta dall’uomo? La civiltà è un insieme di atteggiamenti morali acquisiti che coincidono con le istanze del SuperIo. Ogni individuo vive la civiltà come limitazione della sua libido: le circostanze sociali impongono di trovare alle pulsioni incontrollate sfoghi socialmente tollerati (una sublimazione).
A questo punto però l’indagine psicoanalitica ci dimostra, con una particolare evidenza, che il dio di ciascuno è l’immagine del padre e che il rapporto con il dio dipende dal rapporto che ogni individuo ha con il proprio padre carnale, e varia e si trasforma con il mutare di tale rapporto, e che Dio in fondo non è che il padre a un livello più alto.
Freud, Totem e tabù
La sessualità
Freud e i primi psicanalisti furono i primi a prestare attenzione agli orifizi del corpo come a centri di vitale importanza per la salute e la malattia del sistema emotivo. Egli dimostrò che la sessualità si evolve per stadi e mise tale evoluzione in stretto rapporto con la dinamica dello sviluppo.
Considerato il fatto che dal punto di vista psichico siamo l’eredità della nostra infanzia, Freud parte dall’analisi delle pulsioni infantili arrivando alla conclusione che esse sono dettate da istinti sessuali non censurati. Freud definiva il bambino come un perverso polimorfo, ovvero un individuo che, data la mancanza di una censura morale consolidata, esplora ogni via del piacere corporeo senza sensi di colpa.
La sessualità è l’impulso e la ricerca del piacere corporeo, detta da Freud libido (dal latino «piacere»), espressione del corpo presente fin dalla nascita, energia sessuale che durante l’infanzia investe zone del corpo diverse da quella genitale.
Fase orale
Nel neonato la ricerca del piacere si localizza alla bocca, egli è volto principalmente a incorporare e succhiare il latte. Vive e ama attraverso la bocca come la madre vive e ama attraverso il seno. Questa è la fase orale, il primo momento di relazione privilegiata con la madre che dura fino allo svezzamento.
Affinché la sua prima esperienza non si limiti a farlo sopravvivere, ma serva a coordinare i ritmi respiratorio, metabolico, circolatorio, gli oggetti devono essere presentati ai suoi sensi con l’intensità adeguata, al momento opportuno, altrimenti la sua attitudine ricettiva si muta in un generale atteggiamento difensivo. Con questo ricevere ciò che gli viene dato e con l’apprendere a ottenere che qualcuno faccia per lui ciò che desidera, il bambino sviluppa le basi di un Io capace di dare. Gli stadi orali rappresentano l’affacciarsi del fanciullo al senso primario di fiducia che nella vita resteranno le fonti autogene e fondamentali della speranza e della rassegnazione.
Fase anale
Successivamente il bambino, nella fase anale, impara a controllare la ritenzione delle feci, apprende la pulizia, grazie all’«educazione al vasino»: prima grande tappa dell’indipendenza. Il piccolo si interessa alle materie fecali che sono lo strumento di scambio con gli altri, l’escremento offre un sentimento di potenza, è la prima materia di scambio con l’esterno.
La zona anale si offre all’espressione della ritenzione e dell’eliminazione che debbono finire con l’alternarsi. Gli sfinteri sono una parte del sistema muscolare che partecipa alla dualità di rilassatezza e rigidità. Lo sviluppo del sistema muscolare accresce il potere del bambino sull’ambiente e in questa fase le nuove modalità che egli sviluppa sono il lasciare andare e il trattenere.
L’intero procedimento dell’evacuazione degli intestini e della vescica è accompagnato da un senso interiore di benessere che emana autonomia e fierezza. È il periodo in cui riceve i primi sì e i primi no che rappresentano ciò che può o non deve fare e che gli consentiranno di raggiungere una certa autonomia psicologica.
Fase fallica
Comparirà poi la fase fallica, il momento in cui maschi e femmine si accorgono della propria differenza sessuale. I maschi temono di perdere ciò che pensano abbia perso anche la femmina (complesso di castrazione), le femmine tendono a sentirsi inferiori ai maschi per ciò che manca a loro e subentra l’invidia del pene. In questa fase si definiscono i ruoli sessuali che si assumeranno da adulti e subentra il complesso di Edipo.
Fase di latenza
Nel periodo che corrisponde all’incirca all’ingresso del bambino nel mondo della scuola fino agli undici anni, ha inizio la fase di latenza (latenza perché la sessualità è in questo periodo nascosta, latente, rispetto al resto). Questo periodo segna una relativa «tregua» delle pulsioni sessuali, il bambino entra nell’ordine sociale e culturale del suo ambiente, i suoi interessi principali sono focalizzati ad andare a scuola, a diventare adulto, a essere all’altezza di quello che gli altri si aspettano da lui.
Fase genitale
Infine vi è la fase genitale vera e propria, l’ultima nello sviluppo della sessualità che preluderà al «normale» rapporto adulto eterosessuale. Corrisponde all’epoca della pubertà e dell’adolescenza, è la fase del pieno sviluppo sessuale, si forma in maniera definitiva la propria personalità sessuale con tutti i fenomeni connessi: la crescita, la prima mestruazione e la prima polluzione, lo sviluppo dei caratteri sessuali secondari come comparsa di peli, barba.
La Ruota dei Chakra e fasi evolutive freudiane
L’evoluzione umana è scandita da fasi successive di sviluppo della coscienza perfettamente rappresentate dalla Teoria dei Chakra.
Durante il periodo fetale l’energia cosmica segue un percorso dall’alto verso il basso, dal Settimo al Primo Chakra, dalla testa ai piedi dell’embrione, che dura circa 9 mesi. Al momento della nascita l’energia cosmica riprende il suo percorso di sviluppo questa volta dal basso verso l’alto, dal Primo al Settimo Chakra.
Da questo momento in poi, per tutta la vita, l’energia cosmica impiegherà circa un anno per lo sviluppo di ciascun Chakra. In effetti possiamo notare che nel primo anno di vita il bambino è totalmente occupato nelle funzioni fisiologiche di base espresse proprio dall’energia del Primo Chakra: mangiare, dormire, piangere, fare cacca e pipì, quella che Freud definisce Fase Orale.
Il ciclo di sviluppo del Primo Chakra si conclude quando il bambino comincia a camminare e inizia lo sviluppo del Secondo Chakra, legato al ventre, alla dipendenza, al legame con la madre, all’intestino, al controllo degli sfinteri, alle gonadi, al desiderio, quella che Freud chiama Fase Anale. All’età di 3 anni il bambino è già più autonomo, va alla scoperta del mondo, spesso è intrattabile e incontrollabile, è nel Terzo Chakra, il potere, l’autodeterminazione, la Fase Fallica di Freud. Quando il bambino entra nel Quarto Chakra, si tranquillizza, si rasserena, comincia a cercare relazioni, vuole entrare in contatto con gli altri, socializzare. È il Chakra del Cuore.
Poi verso i 5, 6 e 7 anni inizia l’età dell’apprendimento, ci si allontana dalle funzioni istintive e primordiali dei primi tre Chakra per dedicarsi ad attività logiche, razionali, allo sviluppo del pensiero e dell’intelletto. È la Fase di Latenza. Sono gli anni dell’apprendimento e dell’istruzione scolastica, non a caso corrispondenti al Quinto, Sesto e Settimo Chakra, la comunicazione, la comprensione e l’intuizione.
All’età di 6, 7 anni l’energia comincia a rallentare e a invertire la direzione di sviluppo, volgendosi verso la terra e i Chakra inferiori, e così intorno ai 13, 14 anni siamo in corrispondenza del Primo Chakra. Questo coincide con la pubertà, l’apparizione dei caratteri sessuali secondari e il risveglio della sessualità (Kundalini). La Fase di Latenza si avvia alla conclusione, il Terzo, Secondo e Primo Chakra risvegliano il bisogno di autonomia, la ribellione all’autorità, il bisogno di movimento, il dinamismo, il desiderio di conoscere cose nuove, l’attrazione sessuale e la trasgressione alle regole. Intorno ai 14, 15 anni siamo pronti a ripartire verso il cielo, verso i Chakra superiori, che raggiungeremo intorno ai 21 anni. Così le tappe della nostra vita risultano scandite da un tempo della coscienza strettamente connesso ai Chakra, dove i momenti in cui l’energia cambia direzione saranno i momenti più complessi, quando dovremo fare i conti con crisi e cambiamenti talvolta drastici, delle vere e proprie iniziazioni naturali.
Ciò accade alla nascita, tra i 6 e i 7 anni, tra i 13 e i 14, tra i 20 e i 21, tra i 27 e i 28, tra i 34 e i 35, tra i 41 e i 42, tra i 48 e i 49 e così via.
Questo ciclo continuerà a ripetersi per tutta la vita, fino all’ultimo istante la Ruota dei Chakra continuerà a girare, apportando sempre nuove energie e nuove consapevolezze, cosicché in ogni specifico momento noi possiamo sapere in quale Chakra ci troviamo.
Conoscere a fondo le caratteristiche di ciascun Chakra ci potrà essere utile per comprendere la specifica qualità del periodo della vita che stiamo attraversando.
Ogni Chakra infatti è legato a un colore, a un gusto, a una disposizione, a un livello di coscienza.