Si ritiene che i buddhisti siano circa 350 milioni (il 6% della popolazione mondiale), e ciò fa del Buddhismo la quarta religione più diffusa nel mondo.
Il fondatore del Buddhismo, Siddharta Gautama, visse nell’India del nord tra il VI e il V secolo a.C.
Secondo l’insegnamento tradizionale, dopo avere condotto un’esistenza molto agiata al riparo dalle sofferenze, Siddharta abbandonò il lusso della casa paterna e trascorse sei anni nell’ascetismo assoluto, secondo i precetti delle più rigorose scuole induiste della “rinuncia” al mondo: vita di elemosine, digiuno, yoga, meditazione in luoghi solitari.
Deluso da questa esperienza, mitigato il regime ascetico e praticando intensamente la meditazione, Siddharta raggiunse infine lo stato di suprema coscienza, che fece di lui il Buddha, il “Risvegliato”.
Dalla sua predicazione e dal proselitismo dei suoi primi seguaci si formò una comunità estranea al sistema delle caste, a cui tutti potevano aderire per scelta personale, che si separò gradualmente dall’Induismo.
I testi sacri del Buddhismo sono raccolti in due “Canoni” chiamati Pali e Sanscrito, in base alle lingue in cui sono stati scritti.
Partendo da alcuni concetti induisti (ma anche intervenendo su di essi in maniera radicale), come quelli del ciclo delle rinascite (Samsara), dell’anima eterna di ogni essere vivente (Atman), e dell’atto con le sue conseguenze sulle vite successive (Karman), il Buddhismo pone al centro del suo insegnamento la via per raggiungere la cessazione della sofferenza e la fine delle trasmigrazioni di esistenza in esistenza.
Le Quattro Nobili Verità
Il nucleo centrale della dottrina buddhista si articola nelle tradizionali Quattro Nobili Verità:
- La prima nobile Verità riguarda l’esistenza e l’universalità della sofferenza: la vita è dolore, rimpianto, insoddisfazione e inquietudine: soffriamo perché ci rendiamo conto che tutto è effimero.
“Nascita è dolore, vecchiaia è dolore, morte è dolore, tristezza, afflizione, tormento, strazio e disperazione sono dolore, non ottenere quel che si brama è dolore, l’attaccamento è dolore”.
- La seconda nobile Verità è che la sofferenza ha origine dentro di noi, nel nostro tentativo, destinato all’insuccesso, di cercare la felicità in ciò che è transitorio, spinti dalla bramosia di far nostre delle cose o delle situazioni che consideriamo attraenti.
“La sete del sesso, la sete dell’essere, la sete del possedere”
- La terza nobile Verità è che potremo porre fine alla sofferenza solo quando impareremo a liberarci dalla scala di valori ingannevole per abbandonare ciò che nella vita è soltanto provvisorio.
“L’abbandono, la rinunzia, la liberazione, il distacco.”
- L’ultima nobile Verità riguarda la strada da intraprendere per avvicinarsi al Nirvana, l’estinzione del ciclo delle rinascite, che il Buddha indica come “Nobile ottuplice sentiero”: “Retto pensiero, retta intenzione, retta parola, retta azione, retti mezzi di sussistenza, retto sforzo, retta attenzione e retta concentrazione”.
Il Buddhismo può coesistere in modo molto flessibile con altre religioni e si adatta ai diversi contesti culturali in cui è di volta in volta inserito, spesso integrandosi profondamente con la cultura preesistente.
Secondo i Buddhisti, infatti, tutte le pratiche spirituali hanno come obiettivo il progresso dell’umanità verso il bene.
Le strade che portano alla salvezza sono molteplici e non si escludono a vicenda.
Questo è un concetto che possiamo sempre tenere a mente.
Reiki e gli Insegnamenti del Buddha
Anche negli insegnamenti del Buddha risuonano con armoniosa forza le corde di Reiki, il Buddha è l’esempio dell’Uomo che cerca se stesso e la liberazione a qualunque costo, il simbolo puro e lucente del cammino di evoluzione individuale fino al raggiungimento dell’Illuminazione.
Nella pratica di Reiki, simboli e procedimenti si rifanno alle pratiche del Buddhismo esoterico ed agli insegnamenti contenuti nel Sutra del Cuore, le Cerimonie di Attivazione, dal I al IV Livello di Reiki, costituiscono una modalità per trasformare il Karma dell’iniziando e permettere un salto evolutivo.
Reiki, attraverso le attivazioni e i trattamenti, è in grado di liberare il Karma che altrimenti richiederebbe numerose vite e successive incarnazioni per essere superato.
La possibilità di “bruciare il Karma” è il fondamento ed il cardine della grande efficacia di Reiki.
Insieme al Cristo, Buddha è il Maestro per eccellenza, colui che viene al mondo per aiutare gli essere umani a superare le catene del karma e dell’illusione, colui che traccia e indica la via da seguire per la liberazione.
Amore incondizionato per tutte le creature, fratellanza e compassione, consapevolezza sulle cause del dolore e della malattia, superamento dell’illusione, costante perfezionamento, onestà, eliminazione dell’ombra per il raggiungimento della illuminazione sono anche i fondamenti e i presupposti della pratica di Reiki.
In molte forme di Buddhismo inoltre si pratica l’imposizione delle mani in corrispondenza dei punti energetici del corpo, una tecnica conosciuta come “Il Buddha che guarisce”.
Siamo ciò che pensiamo.
Tutto ciò che siamo
è prodotto dalla nostra mente.Ogni parola o azione
che scaturisce da un pensiero impuro
è seguita dalla sofferenza,
come la ruota del carro
segue lo zoccolo del bue.Siamo ciò che pensiamo.
Tutto ciò che siamo
è prodotto dalla nostra mente.Ogni parola o azione
che scaturisce da un pensiero puro
è seguita dalla gioia,
come la nostra ombra ci segue,
inseparabile.Chi recita a memoria le scritture,
ma non le mette in pratica
è come un mandriano che conta le vacche altrui.Costui non è partecipe
della vita dello Spirito.Ma se, pur conoscendo solo
una piccola parte delle scritture,
pratichi il Dharma,
abbandoni le passioni, l’odio e le illusioni,
coltivi la saggezza e la serenità,
non hai desideri
né in questo mondo né nell’altro,
allora veramente sei partecipe
della vita dello spirito.– Dharmapadha
Lo Shintoismo
Il termine Shinto deriva dal cinese Shen (spirito) e To (via), può essere tradotto come “La Via degli Dei”, oppure “La Via degli Esseri di Luce”, in giapponese Kami no Michi.
La mitologia giapponese racconta che in epoca primordiale discese dal cielo una coppia divina: Izanagi e Izanami, che fece nascere le isole del Giappone e tutto il resto del mondo.
Il primo Imperatore del Giappone era discendente della dea del sole Amaterasu.
Lo Shintoismo può essere definito un culto autoctono, che ha avuto origine in era preistorica fra i primi abitanti del Giappone che adoravano come divinità i fenomeni della natura e gli spiriti dei morti.
Motori Norinaga, studioso del tardo XVIII secolo, afferma: “Tutto ciò che appariva maestoso e solenne, che possedeva le qualità dell’eccellenza e della virtù ed ispirava un sentimento di meraviglia, era chiamato Kami”.
Anche lo spirito delle persone che in vita hanno dato un gran contributo alla comunità od allo Stato è considerato Kami ed è ospitato nei reliquari.
Lo Shintoismo ha i caratteri di una religione spiccatamente rituale, i fedeli, infatti, venerano i Kami con preghiere, con offerte e con riti di purificazione atti a propiziarsi la loro benevolenza e protezione.
Nel 1868, con l’inizio dell’Era Meiji, lo Shintoismo diviene religione di Stato in Giappone.
Nell’Editto Imperiale vengono elencate le qualità etiche alle quali si doveva ispirare un buon cittadino: lealtà nei confronti del Paese, apprezzamento e rispetto dei genitori, buone relazioni con fratelli e sorelle, rapporti armoniosi di coppia, credere nell’amicizia, essere discreti e modesti, svilupparsi intellettualmente e contribuire nella società con queste abilità intellettuali.
Lo Shintoismo ha saputo dare al popolo giapponese una chiara visione del cosmo e del posto che ciascun individuo occupa in esso ed è divenuto parte integrante del modo di vivere e della cultura giapponese.
Questa religione ha saputo infondere nell’animo dei suoi fedeli la capacità di vedere l’armonia e la bellezza in ogni aspetto della vita.
Lo Shintoismo, noto in Giappone come “Kami No Michi” ossia “La Via degli Esseri di Luce” si era perfettamente integrato con il Buddhismo fin dall’VIII secolo dopo Cristo grazie alla natura tipicamente sincretica della spiritualità Giapponese.
Le divinità del Panteon Shintoista si fondevano con le divinità Buddiste, i Buddha e i Bodhisattva venivano venerati accanto ai Kami, ossia gli Esseri di Luce.
Sacerdoti itineranti, chiamati Yamabushi, ossia “Coloro che vivono sulle Montagne”, amministravano il culto con rituali e pratiche che risultavano una mescolanza di Shintoismo e Buddhismo: lo Shugendo (La via per coltivare poteri spirituali)
Gli Yamabushi ricercavano il “Kantoku”, lo “Stato di Illuminazione” attraverso vari rituali di iniziazione, di pratiche sciamaniche, di danze e canti estatici.
Erano soliti digiunare e meditare per 21 giorni sulla cima delle montagne sacre o presso le cascate e in quei luoghi erano soliti costruire templi per il culto.
Le loro preghiere preferite erano contenute nel “Sutra della Vita Infinita del Triplice Corpo”, il cui insegnamento è che tutti gli esseri sono Buddha perfetti e coloro che entrano in contatto profondo con il Buddha attraverso la concentrazione meditativa realizzano il bodhicitta, la mente illuminata.
Lo Shugendo si divideva poi in due rami principali: lo Onzan-ha, legato al Buddismo Tendai, e il Tozan-ha, facente capo alla Scuola Shingon.
La preghiera centrale del Buddismo Tendai era il Sutra del Loto, mentre il Buddhismo esoterico (Shingon) prediligeva il Sutra del Cuore.
Composto in India intorno al IV secolo d.C., il Sutra del Cuore è uno dei testi fondamentali del buddismo e condensa in pochi versi ciò che viene considerato il “cuore” dell’insegnamento Buddhista: la realizzazione completa della Visione profonda del Buddha.
Nella totale fusione della mente personale (ki) con la Mente illuminata (Rei) si comprende istantaneamente il carattere vuoto ed impermanente di qualsiasi manifestazione.
Lo Shingon si distingue a sua volta fra Mikkyo (insegnamento esoterico) e Kengyo (insegnamento essoterico, fondato sulle scritture)
L’insegnamento Kengyo si riferisce a quanto è stato trasmesso dal Buddha storico, mentre l’insegnamento esoterico Mikkyo deriva direttamente dal Buddha Mahavairocana, di cui si recita il relativo Sutra, il “Buddha Cosmico” che è la personificazione della verità.
La Cerimonia di Iniziazione nel Buddhismo Esoterico
L’Ordine Mikkyo è una disciplina esoterica il cui nome significa “Insegnamento Segreto” in quanto si basa su una tradizione strettamente orale delle informazioni e su un processo di attivazione energetica, ossia una iniziazione da parte di un Maestro della disciplina.
Gli insegnamenti del Buddismo Mikkyo derivano dalla tradizione esoterica dell’India e della Cina e furono portati in Giappone a partire dal VI secolo d.C.
Nello Shingon, Mahavairocana Tathagata è il Buddha cosmico fondamento di tutti i fenomeni (Rei), presente in ciascuno di essi (Ki), e non un’esistenza indipendente o esterna ad essi;
L’obiettivo delle pratiche tantriche dello Shingon è la realizzazione dell’identità della propria natura (Ki) con quella di Mahavairocana (Rei).
Per ottenere questo scopo servono iniziazione, meditazione e pratiche rituali esoteriche.
La dottrina segreta dello Shingon è trasmessa solo oralmente e ai soli iniziati dai maestri della scuola;
In giapponese il nome di Mahavairocana è Dainichi Nyorai, e significa “Grande Sole dell’Illuminazione”
NAMU BHAGAVATE AMITABHAYA TATHAGATAYA
Il Secondo Simbolo di Reiki: Il Buddha Amithaba
Il Memoriale e la tomba di famiglia di Usui Sensei si trovano nel cimitero di un tempio Buddhista della “Terra Pura”
Amida, il Buddha della Luce e della Vita Infinita, è venerato anche in varie scuole di Buddhismo Giapponese, compreso il Tendai.
Egli è la principale divinità del Buddhismo Jodo (Terra Pura) ed anche del Buddhismo Jodo Shin (Vera Terra Pura) che ritiene che la Pace Spirituale della Mente e la salvezza si devono raggiungere affidandosi al Suo potere.
La pratica di invocare Amida, è chiamata nembutsu (dalla formula Namu Amida Butsu)
Chi pratica Reiki di II Livello non avrà difficoltà a riconoscere nell’immagine il Secondo Simbolo, ossia il Buddha Amida.
Kiriku é il “segno sacro” ed è considerato come il depositario della grazia divina di Amida
Mariko Obaasan una monaca buddhista che dice di aver conosciuto Usui Sensei afferma che egli era un devoto di Amida e che ogni giorno gli tributava un’offerta
Imposizione delle mani
È nota e comprovata inoltre la secolare esistenza in Giappone di numerose forme di guarigione attraverso l’imposizione delle mani.
Nella Medicina Tradizionale Giapponese (derivata dalla Medicina Tradizionale Cinese) sono ben note numerose posizioni di “Teate” (guarigione con il palmo delle mani) per canalizzare il Ki o Chi (energia vitale).
Nelle arti marziali il Teate viene praticato in varie scuole e Mikao Usui stesso sembra essersi lungamente dedicato alla disciplina del Jujutsu/Kenjutsu.
Inoltre fin dall’inizio dell’800 in Giappone vi fu una grande diffusione di un movimento noto come “Reijutsu”, di derivazione Shintoista, avente come scopo il miglioramento della salute fisica e mentale.
Esistevano inoltre ai tempi di Usui numerose sette religiose che si riunivano intorno ad un leader carismatico solitamente dotato di poteri di guarigione.
Non possiamo a questo punto trascurare il fatto che Usui trasse ispirazione per i Principi e per la Filosofia del Reiki dai precetti dell’Imperatore Meiji.
Dall’iscrizione sul memoriale si legge infatti: “prima di tutto quando Mikao Usui insegnava Reiki faceva imparare agli studenti i precetti dell’Imperatore Meiji: primo, per oggi non ti arrabbiare, secondo, per oggi non ti preoccupare, terzo, sii grato, quarto, lavora con impegno, quinto, sii gentile verso gli altri…”
L’Imperatore Meiji
Durante il suo lungo regno dal 1868 al 1912 il Giappone si modernizzò e aprì all’Occidente: venne abolito il regime feudale ed ebbe inizio l’epoca industriale grazie alle innovazioni portate dagli occidentali, che farà del Giappone una potenza mondiale, sia in campo economico che militare.
Le numerose e radicali riforme, le leggi e l’introduzione di nuovi concetti filosofici e scientifici, che trasformarono completamente il Giappone durante il regno di Meiji, sono state chiamate dagli storici Rinnovamento Meiji.
Per quanto riguarda il campo religioso, nel 1868 il Buddhismo venne abolito e lo Shintoismo divenne religione di Stato, il che fa pensare anche che per continuare a praticare i rituali Buddhisti, e soprattutto quelli esoterici, fosse necessario trovare altre vie e altre forme…
Possiamo quindi definire la dimensione spirituale giapponese ai tempi di Usui come un insieme ben amalgamato di elementi derivati dal Buddhismo Indiano e Cinese, dalla religione autoctona dello Shintoismo insieme ad insegnamenti popolari tradizionali pre-Buddisti uniti alle pratiche spirituali Sciamaniche e di adorazione delle Montagne Sacre.
Essendo lo Shintoismo la religione di Stato non doveva essere agevole praticare rituali Buddhisti alla luce del sole.
È verosimile a questo punto ritenere che ciò che Usui fondò sia stato un sistema Filosofico-Spirituale (Reiho), una pratica per la Guarigione del Corpo e della Mente basato su elementi concettuali e filosofici di derivazione essenzialmente Buddhista e Shintoista, corroborati da una personale esperienza di vita, di studio e di pratica ascetica e infine innalzati a massima efficacia dall’illuminante esperienza mistica del Satori.
Usui ebbe non solo la capacità di cogliere la profonda essenza spirituale del suo tempo e del suo paese, ma di infondere nel suo Metodo di Guarigione Spirituale una valenza di universalità che avrebbe travalicato il tempo e lo spazio per diventare ciò che oggi conosciamo con il nome di Reiki.
Reiki è una disciplina che applicata nella nostra vita con tutta la profondità dei suoi insegnamenti e praticata con costanza attraverso le Cerimonie di Attivazione e i Trattamenti porta alla realizzazione concreta dei principi di amore, compassione e saggezza esposti nei vari Sutra Buddhisti, come esamineremo più in dettaglio nel prossimo numero di Bioguida.
Vedremo a fondo come il procedimento delle Cerimonie di Iniziazione sia del tutto assimilabile alle pratiche dell’iniziazione Shintoista e del Buddhismo Esoterico dello Shingon.
Il tutto riportato in un documento di epoca medioevale dal nome di Reikiki, ossia testo, documento sul Reiki.
Reiki e Shintoismo
Religione di Stato proprio durante la vita di Usui, è probabile che dallo Shintoismo Reiki derivi l’impostazione dei suoi rituali e della sua pratica.
Il concetto di una Energia Universale che permea di sé ogni creatura non è estraneo alla religione Shintoista.
Il Reiki-ki è una antica cerimonia shintoista, tenuta segreta e fondata su tre livelli di successive attivazioni energetiche, che rivela alcune similitudini con il Reiki come lo conosciamo oggi
Anche le norme morali di condotta sono assimilabili ai principi di Reiki.
È lecito ipotizzare che lo Shintoismo, religione autoctona giapponese e religione di stato proprio pochi anni dopo la nascita di Usui, abbia informato la pratica di Reiki e le cerimonia di attivazione.
Riportiamo a questo proposito alcuni stralci di un articolo di Fabio Rambelli comparso sulla “Rivista giapponese di studi religiosi” nel 2002 dal titolo: “Il Mondo dei Rituali dello “Shinto” Buddhista, il Reikiki e le Iniziazioni in materie relative al Kami nel Tardo Medioevo e nel primo Periodo Moderno in Giappone”.
Questo articolo descrive una serie di rituali strettamente relazionati con le iniziazioni Buddhiste esoteriche, nei quali i simboli imperiali e dei Kami spesso sostituiscono quelli Buddhisti.
Questi rituali erano alla base della trasmissione della conoscenza e della pratica riguardante il Kami entro una più vasta area di religiosità Kenmitsu medievale e del primo periodo moderno, una forma applicata di Honji Suijaku.
Particolarmente importante, tra questi rituali, è il ruolo del Reiki Kanjo, l’iniziazione segreta al Reikiki, un testo chiave autorevole ma elusivo di una religione pertinente e pre-moderna.
Dopo il periodo Meiji, questi rituali di tradizione sono stati abbandonati, perché considerati aberrazioni sincretiche dai Buddhisti “puri” o dall’ortodossia Shinto e non sono mai più stati studiati a fondo.
Nel Giappone medievale la trasmissione di tutti gli importanti testi e conoscenze avveniva per mezzo di cerimonie rituali d’iniziazione (kanjo).
In origine il kanjo era una tipica cerimonia Buddhista esoterica, usata per trasmettere dottrine e pratiche e stabilire il livello dei praticanti.
Il Reikiki sembra costituire la struttura ontologica e mitologica di tali rituali.
Infatti, diversi autori medievali fanno esplicitamente riferimento al Reikiki come l’origine dello Shinto kanjo.
Il conseguimento della conoscenza segreta trasmessa per mezzo dei rituali d’iniziazione fu un traguardo soteriologico, dal momento che equivaleva al raggiungimento della salvezza (diventando un Buddha o, nel caso dello Shinto kanjo, identificandosi con il Kami) e implicava una promessa di benefici nel mondo.
La simbologia cerimoniale rappresenta l’illuminazione originaria, l’innata possibilità di ognuno di noi di diventare un Buddha.
La Storia di Reiki appare oggi indissolubilmente legata alla figura di Mikao Usui, il Fondatore del Sistema di Crescita Spirituale (Reiho), che ne introdusse la pratica in Giappone a partire dal 1920.
I dubbi e le perplessità sulla reale esistenza e consistenza di Usui sembrano ormai fugati, le coordinate geografiche e temporali della sua vita e delle sue opere sono precise e avvalorate da documenti e testimonianze.
Anche gli ultimi echi dei clamori suscitati dalla scoperta del Reiki Tradizionale Giapponese si sono placati lasciando spazio ad una pratica che contempla e integra differenti approcci, talvolta più orientati verso il rigore delle arti marziali, altre volte più attenti ad una armoniosa integrazione della cultura e dei valori dell’occidente.
Appare tuttavia difficile, ad una più minuziosa indagine, stabilire con esattezza le modalità con cui Reiki iniziò la sua esistenza e tracciare una linea precisa di discendenza e di sviluppo da tradizioni e pratiche già esistenti.
È ormai evidente che è assai riduttivo e semplicistico, se non intellettualmente disonesto, ritenere che Reiki sia una disciplina originale, del tutto nuova ed indipendente da qualunque precedente esperienza, vista la quantità di riferimenti, parallelismi, sinergie e contaminazioni derivanti dal Buddhismo e dallo Shintoismo.
Usui stesso dice in una intervista datata tra il 1922 e il 1926 di “essere entrato in contatto con un Segreto Spirituale dopo anni di duro e intenso lavoro” e aggiunge “con Reiki noi diventiamo simili al Buddha e realizziamo lo scopo della nostra vita che è aiutare i nostri fratelli umani”.
Nell’iscrizione sul memoriale, costruito nel 1927, un anno dopo la morte di Usui, è scritto che “un giorno Egli andò sul monte Kurama per sottoporsi a rigorose pratiche spirituali. All’inizio del 21°giorno improvvisamente, egli raggiunse uno stato di Samadhi (Espansione della Coscienza) e comprese il Metodo di Guarigione (Reiho)”.
Hawayio Takata, la Maestra che portò Reiki in Occidente, raccontava che: “Usui studiò molti anni in monasteri Buddhisti e che alla fine trovò la formula della guarigione nel Sutra del Cuore.”
Inoltre vi sono diversi ricercatori che asseriscono, pur senza produrre documenti o testimonianze, ma solo per “tradizione orale”, che Usui fu seguace del Buddismo Tendai, o addirittura che egli abbia fatto parte della Scuola Shingon dell’Ordine Mikkyo e il fatto che il suo memoriale e la sua tomba di famiglia si trovino nel cimitero di un Tempio del Buddismo della Terra Pura potrebbe far pensare che egli abbia aderito anche a questa corrente del Buddhismo.
Anche se queste ultime informazioni risultassero infondate, è certamente impensabile che un uomo di 57 anni, negli anni ’20, in Giappone, si sottoponga a lunghe e rigide pratiche ascetiche e raggiunga uno stato di elevazione spirituale senza aver dedicato buona parte della propria vita alla ricerca, allo studio, alla preparazione di se stesso come uomo e come maestro.
Per comprendere a fondo ciò che sarebbe diventato nel tempo il Sistema Usui di Guarigione Naturale (Usui Reiki Ryoho) e che noi conosciamo oggi con il semplice nome di Reiki risulta evidente l’importanza di delineare quella che era (e in parte è ancora) la dimensione delle pratiche religiose e spirituali del Giappone verso la seconda metà del XIX Secolo, ossia all’epoca in cui nacque, visse e operò Mikao Usui (1865-1926).